Un pensiero sul coraggio delle donne iraniane

Se non vi fosse possibile esprimere liberamente ciò che pensate, ciò che siete, cosa fareste?

Vi fareste sentire in tutti i modi che conoscete!

Con la voce, con i gesti, attraverso i social, scendendo in piazza.

E, se vi dicessi che protestare per quello che riteniate essere un vostro diritto non fosse possibile?

Se lo scendere in piazza a chiedere libertà provocasse la reazione violenta della polizia, andreste lo stesso?

Se siete donne iraniane, la risposta è sì!

Le proteste e il contesto sociale

Protestano per chiedere al governo e alla repubblica islamica un cambiamento nel modo di vedere e porsi nei confronti delle donne.

Un modo nuovo di concepire la donna, basato su una maggiore libertà di vivere ed esprimersi.

Un modo che, certamente, comporterebbe un ruolo più attivo della donna stessa nell’organizzazione e nella gestione della società.

A scatenare le proteste di piazza è stata la morte di #MahsaAmini, ragazza di 22 anni, a seguito del suo arresto da parte della polizia religiosa.

Il motivo del suo fermo?

Aver indossato non correttamente il velo.

La giovane ragazza curda sarebbe stata oggetto di violenza fisica da parte della polizia e morta in ospedale tre giorni dopo la sua custodia in prigione.

La sua prematura scomparsa ha scatenato l’indignazione della popolazione in tutto il paese.

Nello specifico, la componente rosa della società iraniana, in quanto oggetto di norme sempre più severe e limitanti delle libertà individuali adottate negli ultimi anni.

Una su tutte, l’obbligatorietà di indossare lo hijab e la relativa istituzione di corsi di buon costume.

Il coraggio che trova espressione

In un’atmosfera soffocante e opprimente le donne iraniane reagiscono esprimendo un coraggio a dir poco ammirevole.

Una forza che può venire soltanto da un enorme desiderio di libertà, da conquistare ad ogni costo.

Non contano le conseguenze perché quella libertà significa raggiungere una vita fino ad oggi soltanto immaginata.

Queste donne portano dentro di loro la voglia di avere di più dalla vita, che non è fatta di obblighi e repressione ma di libera espressione dei propri diritti civili.

In particolare, un desiderio di portare alla luce del sole la propria identità, la propria individualità, che va oltre i tentativi di controllare con la forza i disordini delle manifestazioni da parte del regime.

Sono donne, non soltanto giovani, che gridano il loro sogno di libertà.

Un sogno, un desiderio, una volontà urlata non solo attraverso la voce ma anche tramite gesti.

Alle voci che intonano il famoso slogan si accompagnano il taglio dei capelli e il falò dei veli.

Può sembrare, ed è sicuramente così, una lotta impari.

Ma la forza nascosta dietro la propria volontà può andare oltre qualunque ostacolo.

Non importa con quanta determinazione il regime si opporrà alle proteste, queste donne andranno avanti, per prendersi il destino che bramano.

La loro lotta, determinata, appassionata e irrefrenabile è un esempio per tutti coloro che vogliono distaccarsi da tutte quelle realtà che opprimono le libertà, piuttosto che favorirle.

Il loro coraggio illumina la scena e coinvolge le persone, anche quelle lontane.

La solidarietà che abbraccia il coraggio

Sì perché la distanza geografica non ha intaccato la solidarietà e un esempio ne è il flashmob, organizzato da Amnesty International Asti, a cui la nostra sede Astigiana FTC ha voluto partecipare.

Inutile dire quanto questo gesto sia stato commovente e quanto il coraggio delle donne iraniane sia capace di unire ed ispirare.

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