L’importanza di un Medical Camp

Mi chiamo Celina, ho 8 anni, anche se ne dimostro 5 visto che sono piccola e magrolina. Qui non c’è tanto cibo, il mio papà è scomparso da alcuni mesi e non sappiamo dove sia andato, la mia mamma da quel giorno è spesso triste, ma deve trovare la forza di occuparsi di me e dei miei fratelli e di guadagnare qualche soldo per poter comprare da mangiare. Circa tre settimane fa è successa una brutta cosa. Davanti alla nostra capanna gli adulti avevano fatto un fuoco dove cucinare una capra che avevano comprato a fatica al mercato, io stavo giocando con gli altri bambini e distrattamente sono caduta nel fuoco, procurandomi numerose ustioni sulle gambe, sulle braccia e sul sedere. Per fortuna non sulla mia faccia. Mamma non ha i soldi per portarmi in ospedale, così sono passate tre lunghe settimane in cui la mia pelle diventava sempre più rigida e io facevo fatica a piegare le gambe. Qui ci sono davvero pochi dottori. Ma poi arriva la notizia che nel nostro villaggio, tra due giorni, sarebbe arrivata un’ambulanza dal Good Samaritan Hospital di Msolwa Ujamaa con medici e infermieri che ci visiteranno senza chiederci denaro. La faccia del dottore era spaventata e quasi inorridita quando ha visto le mie gambe così rattrappite e io urlavo e piangevo dal dolore a ogni piccolo movimento. Hanno parlato molto chiaro alla mia mamma: “Se non porti tua figlia in ospedale dove possiamo idratarla, darle un antibiotico, curare le ferite e nutrirla, sicuramente morirà per una sovrainfezione batterica di queste ustioni.” La mia mamma era molto spaventata e aveva tanta paura che io morissi, così con i pochi soldi rimasti e l’aiuto di alcune donne del villaggio, ho lasciato che questi dottori mi ricoverassero e si prendessero cura di me. E’ stata una vera fortuna che queste persone del Good Samaritan Hospital siano venute proprio nel nostro villaggio a visitare la gente gratuitamente, se non fosse stato per loro io sarei sicuramente morta.

 

 

 

 

 

 

Il mio nome è Yusta, ho 54 anni e lavoro nei campi di grano. È da qualche mese che mi sento stanca, spesso mi viene mal di testa e un senso di stordimento che mi sembra di svenire. Ho sempre dato la colpa al lavoro pesante sotto il sole e con poco riposo. L’altro giorno però, ad un certo punto ho cominciato a vedere tutto nero e mi sono spaventata. Ho sentito che periodicamente, un gruppo di persone dell’ospedaleche c’è a 20km da casa mia, si reca nei villaggi per fare un “medical camp”, non so nemmeno cosa voglia dire. Sono titubante, non mi fido, ma credo di aver bisogno di una visita medica. Non ho molti soldi, quelli che guadagno mi servono per comprare il cibo per la mia famiglia, non posso permettermi di andare in un ospedale. Ho sentito che il prossimo “medical camp” verrà fatto tra due giorni a 10 km da qui, un pò lontano ma decido di andarci. 
Mi sveglio presto, sempre con un forte mal di testa, e mi incammino. Ci metto 2h30 a raggiungere il luogo e ne attendo altre 2 per riuscire a essere visitata. Mi misurano la pressione con uno strumento che si lega intorno al braccio e si gonfia, non l’avevo mai visto. Mi fanno anche il test dell’HIV e della malaria. Attendo ancora 1h e poi parlo con il medico che mi dice che ho la pressione troppo alta, mi dice 165/100, ma io non ho idea di cosa vogliano dire questi numeri. Mi spiega che a lungo andare può diventare pericoloso e può danneggiare i miei organi, mi dà delle pastiglie e mi dice che è molto importante tenere la mia pressione sotto controllo e di ritornare ai medical camp successivi. Torno a casa, sempre 2h30 di cammino e l’indomani inizio a prendere le mie pastiglie. Mi sento meglio.

Celine e Yusta sono solo due dei numerosi pazienti che vengono visitati ad ogni medical camp. Nelle missioni passate abbiamo avuto la fortuna di poter partecipare a queste giornate, riscontrando l’importanza di avere un programma di visite sul territorio, in una nazione dove la sanità è a pagamento e dove la maggior parte della gente non si può permettere di pagare. Nella mentalità popolare si cerca di rimandare il più possibile il controllo medico perchè “non sto ancora così male e quindi posso aspettare”. Il risultato è che la patologia avanza e spesso viene diagnosticata quando ormai si sono instaurati danni anche irreparabili.  
Il Good Samaritan Hospital di Msolwa Ujamaa ha perciò deciso di proseguire questo progetto che Find The Cure è felice di supportare economicamente.

Un altro punto fondamentale che viene affrontato ad ogni medical camp è l’educazione sanitaria su malattie sessualmente trasmissibili, sull’igiene orale e sulla cura personale. Bisogna soffermarsi molto su questo e cercare di trasmettere alla popolazione che “prevenire è meglio che curare”.

Il nostro ringraziamento più grande, come Associazione, va ai neosposi Ilaria e Virgilio che hanno deciso di dedicare il loro giorno a un progetto di vitale importanza. Forse non tutti si rendono conto di cosa significhi avere a disposizione, una volta al mese, una possibilità di cura. Sembra poco, noi siamo abituati a poter correre in pronto soccorso per un mal di pancia un pò più forte del solito, sicuri che una visita e due esami non ci verranno mai negati. Questa sicurezza non c’è in molti paesi del mondo, come la Tanzania.

Grazie Ilaria, grazie Virgilio e grazie a tutti i vostri amici per aver garantito ai villaggi nei dintorni di Msolwa Ujamaa ben 14 Medical Camp che si svolgeranno nei prossimi mesi.

Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *