Mission India 15: L’ABOUT DI LAURA
“Perché parti?”. In realtà una risposta prima di partire non l’avevo. Sapevo di voler partire, di voler vedere con i miei occhi che quello che stavo facendo aveva un senso, non che non lo sapessi o non ne fossi convinta, ma vedere con i propri occhi è tutta un’altra storia. Sono partita perché lo dovevo alla fortuna che ho avuto nella vita di avere una famiglia stupenda e di essere nata in una parte del Mondo fortunata. Perché si, anche se con le nostre mille difficoltà noi siamo fortunati. E alla fine non ce ne rendiamo conto. Ho pensato molto prima di partire a come prepararmi psicologicamente a questa missione, con il risultato di non essermi preparata affatto, perché come puoi prepararti a qualcosa che non conosci?
E così eccomi qui, l’India mi accoglie colorata e speziata e già so che ne sentirò la mancanza. Quello che mi ha colpito subito di Bangalore è stato il suo essere così contradditoria: macchine ultimo modello che sfrecciano accanto a carri trainati da buoi, questa è la mia prima fotografia indiana. E poi possono mancare le mucche? Tranquille passeggiano per le vie della città e si sdraiano nel mezzo del traffico infernale di una metropoli che conta milioni di abitanti.
Ma ODC ci aspetta. Così dalla metropoli vengo catapultata nella realtà rurale indiana. E il cambio è radicale i grattacieli di Bangalore lasciano spazio alle capanne e alle abitazioni povere dei contadini.
Non so spiegarvi l’emozione provata, vedere tutti quei bambini così felici per il nostro arrivo mi ha aperto il cuore. Non si sono mai risparmiati nei sorrisi loro come le Sisters e mi viene da pensare: ma perché noi qui, in Italia, abbiamo perso una cosa così semplice, ma meravigliosa come quella di sorridere al prossimo? Io quei sorrisi non li dimenticherò mai, sono quello che di più bello si possa ricevere. Sono stati il mio regalo e anche la mia forza e devo dire che nei momenti difficili, perché ce ne sono stati, quei sorrisi sono stati davvero la spinta per andare avanti. Il vedere persone in difficoltà, serie difficoltà, sorriderti con una serenità e una felicità tale ti fa pensare davvero molto al come noi viviamo, o perlomeno l’ha fatto pensare a me.
Grandi lezioni di vita mi ha lasciato questa parte di India, grandi lezioni mi hanno dato i bambini, compresa la tolleranza. Si,la tolleranza, quella di cui si parla tanto alla tv in questi giorni e che manca nel Mondo. Ebbene io ho visto bambini cristiani, musulmani e indù pregare insieme, giocare insieme senza problemi. Come dovrebbe essere ovunque ed ho pensato che abbiamo davvero tanto da imparare da loro.
Certo, non tutta l’India mi ha lasciato sensazioni positive. La sporcizia, l’impostazione quasi militarista dell’educazione, il sistema delle caste, ahimè, ancora presente, non sono state cose così facili da digerire, ma alla fine le sensazioni e le emozioni positive sono state quelle che hanno prevalso in me, così come la speranza, per usare un sentimento tanto caro a me e ai miei compagni, di poter cambiare le cose.
E per questo devo ringraziare anche loro: Roberta, Leila, Monica e Gabriele. I nostri confronti sotto il cielo stellato indiano, le risate, i lunghi viaggi in macchina stipati, il serpente in camera, quante ne abbiamo passate? Sempre con il sorriso, sempre insieme. Questa missione è stata speciale anche grazie a voi che l’avete resa indimenticabile. Una parte del mio cuore sarà sempre vostra.
Ora che sono tornata ho le mie risposte. Sono partita perché me lo sentivo dentro, in un certo senso è stata l’India a chiamarmi. E’ vero quel che dice Tabucchi: “Un luogo non e’ mai solo ‘quel’ luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati.” Io non ci sono arrivata per caso, l’avevo deciso insieme a Leila e Roberta una sera d’estate di un anno fa, ma quel luogo ora è davvero un po’ anche me e non passa giorno da quando sono tornata senza che il mio pensiero vada alle Sisters e a quelle “piccole pesti” di ODC che mi hanno donato la cosa più importante del mondo: le emozioni.
Questa missione mi ha cambiato eccome, non sono la stessa Laura che è partita un po’ timida e perché no, impaurita. Ho aperto il cuore, come mi ha consigliato un amico e alla fine credo di essere stata io quella ad aver ricevuto di più. Quindi, India, sono in debito con te. Devo restituirti tanto e non so se sarò mai in grado di farlo, ma ci proverò. Te lo assicuro.
Namastè, mia amata India.
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