Mission Mali 2 – Il comune di Kassarò, l’acqua e il pozzo di Bolokourouni
Il retro di un pick up e 3 villaggi ci aspettano:
– Dadji
– Kofiflo
– Baghan
Villaggi diversi tra di loro ma con lo stesso identico problema: la mancanza di acqua “buona”. Parte così il nostro tour pomeridiano tra sobbalzi inevitabili sul cassone del fuoristrada e braccia alzate al cielo per rispondere alle decine di saluti che riceviamo.
Il primo è Dadji, 300 abitanti. La prima impressione è che sia un villaggio che ha sete. È polveroso, grigio. Le pareti delle case sono crepate dal sole. Il capo villaggio ci spiega che da marzo si dividono in 2 gruppi, metà di loro va nei campi, l’altra metà si occupa di andare a recuperare l’acqua nel villaggio di Nafadji Coura che dista 4 Km.
Kofiflo è il più vecchio villaggio del comune, risale a prima del 1440. Ha la scuola e 800 abitanti. Ha un pozzo scavato a mano (l’acqua che vedete nel secchio è quella che bevono, con la quale si lavano, cucinano). A Kofiflo c’è un altissimo tasso di oncocercosi, ovvero la cecità dei fiumi, una malattia infettiva causata da parte di un parassita e che colpisce gli occhi. Lo stesso capo villaggio che ci riceve è cieco. È seduto fuori dalla sua capanna e sgrana le arachidi. Ci accoglie con un gran sorriso ed è contento di riceverci. Ci sediamo tutti in cerchio, sono presenti alcuni esponenti del consiglio comunale. Ognuno di loro parla e ci descrive la situazione del villaggio e l’importanza dell’acqua. Il capo villaggio conclude il nostro incontro dicendo che il suo sogno è quello di poter avere, prima di morire, un pozzo con acqua “buona” per gli abitanti del suo villaggio.
Il terzo villaggio e Baghan, 250 abitanti. Tra i 3 è forse quello messo peggio, un pozzo, scavato a mano, che per 6 mesi resta secco. Trovano l’acqua in una frazione a 1 Km e talvolta si riforniscono al fiume.
Le situazioni quindi che si possono trovare nei villaggi sono le seguenti:
– villaggio con pozzo scavato a mano con acqua “non buona” e che per 6 mesi si prosciuga
– villaggio con pozzo scavato a mano che da acqua tutto l’anno ma è acqua “non buona”
– villaggio con acqua “buona”, quindi con pompa, ma che per 6 mesi l’anno è secco.
Il pozzo di Bolokourouni. Che cosa vuol dire avere un pozzo con acqua buona e che duri tutto l’anno l’abbiamo capito a Bolokourouni, il villaggio dove abbiamo finanziato la costruzione del pozzo. Non è stato facile, nella scorsa missione a luglio il primo forage era stato fallimentare, poca acqua. Sempre in quella missione avevamo assistito alla ricerca dell’acqua da parte di un gruppo di geologi provenienti da Bamako. Erano stati trovati 6 siti favorevoli. Ancora 2 scavi fallimentari. Ci racconta Djak che la gente aveva deciso di abbandonare il villaggio. Poi il gran giorno. Forse c’era qualcosa nell’aria, forse se lo sentivano, fatto sta che tutto il villaggio, ma tutto intero, ha assistito all’ennesimo scavo del pozzo. Alle ore 2 del mattino finalmente sgorga l’acqua, e ce n’è tanta, anzi tantissima. La felicità del villaggio è delirante, quando Djak ci chiama al telefono dice: “sono tutti fuori di testa per la gioia”.
Benchè siano trascorse ormai alcune settimane, quando arriviamo a Bolokourouni l’aria di festa e di felicità è ancora tanto presente. Ci accolgono con sorrisi e battendo le mani. Risuonano nell’aria i nostri nomi maliani. Ci sediamo sotto l’albero, lo stesso dove a luglio avevamo fatto la promessa di tornare quando il pozzo fosse stato finito.
E così, eccoci qua, 3 mesi dopo. La pompa è di un giallo brillante, che spicca in mezzo al verde del campo. Per le foto di rito ci accompagna tutto il villaggio e Djak aziona la pompa. Bambini allungano le mani e bevono, acqua buona, acqua pulita. Anche la nostra sete momentaneamente è sedata.
Kò: corso d’acqua
Appena attraversato un corso d’acqua se ne presenta un altro.
Morale: la vita è una lotta continua.
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