Mali: primi giorni

Arrivo: primi giorni
Ore 22 qui a Kassarò, ore 24.00 in Italia.
Finalmente il momento giusto per dare nostre notizie al di là dei soliti messaggi telefonici, per arrivare al cuore di tutti coloro che tanto ci pensano e sostengono da casa.
E’ la nostra terza notte qui in Mali e non è poco.
Qualcuna di noi già dorme e sogna, forse, di spazi infiniti e case di fango e terracotta; sogna un villaggio meraviglioso e solitario e di gente stupenda dal sorriso incantevole. In questa notte, ancora una volta, la ninnananna è un antica melodia africana, cantata, all’unisono, da una miriade di grilli, da rari uccelli notturni e rane, ranocchie e raganelle.
Un magico e assordante canto che, già lo sappiamo, si affievolisce verso l’alba lasciando spazio a un risveglio anch’esso curioso: il canto del gallo dapprima, la risposta dell’asino poi e infine la preghiera del muezzin. E domani?
Un nuovo giorno sotto il sole cocente o sotto la pioggia torrenziale! Non si sa….
Un nuovo giorno accanto a persone gentili e delicate che ci accompagnano in questa nuova missione, sostenendoci e coccolandoci anche un po’: Diak, il mitico sindaco di Kassarò, Sori il fedele guardiano della casa e Fil che parla italiano e cucina per noi.
Quanta gente, quanti incontri, quante parole ed emozioni in così poco tempo, giusto il tempo di essere accolti all’imbrunire sotto un grande albero di mango, a suon di tamburi e percussioni; giusto il tempo di sistemarci e di appendere la nostra veste occidentale per guardare con occhi curiosi e mai stanchi questo nuovo mondo…
Il mondo di Kassarò
Il mondo di kassarò è la natura splendente sotto la pioggia, la raffinatezza delle case con i muri di cinta, la maestria delle capanne, dei recinti e dei pozzi; è l’incontro e la fusione fra l’eleganza innata dei gesti e la sapienza velata nelle risposte, la magia degli sguardi profondi e la forza di una stretta di mano.
E di mani ne abbiamo veramente strette tante! Mani di bimbi sempre sorridenti, di donne austere e di uomini orgogliosi che già conoscono la nostra missione e che, fin da subito, hanno voluto dire un semplice grazie sincero e profondo.
Il mondo di Kassarò sono i pastori, i fabbri e i sarti; sono i portatori dell’asinello, i cercatori di animali notturni e i conciatori di pelli; sono le donne che governano la casa e la famiglia e che collaborano nella comunità con  i ruoli più svariati.
Il mondo di Kassarò è come quando si arriva per la prima volta in un luogo nuovo.
Arrivi ed il villaggio è lì che ti attende; viene naturale lasciarsi trasportare inserendosi in punta di piedi per conoscere, per capire, per offrire.
L’aiuto che offriamo è insito nella filosofia di Find the Cure, è il nostro modus operandi che ci vuole nuovamente impegnati nel rafforzare e sostenere un centro di salute rurale, apportando un contributo formativo e innovativo con la costruzione della nuova maternità di Kassarò.
Diak è orgoglioso, insieme alle matron e all’ostetrica, nell’accompagnarci durante la visita della nuova costruzione dai muri dipinti di azzurro che sanno di fresco e di pulito.
Il nostro lavoro è pianificato e mirato alla collaborazione diretta con le autorità locali, senza alcun filtro, senza altri interlocutori.
Ci troviamo così a dialogare, a confrontarci con chi realmente e quotidianamente gestisce le strutture, entriamo nel vivo dei problemi della comunità e le confidenze divengono reciproche.
Tutto questo ci piace moltissimo poiché pare rendere più vero e più intimo il rapporto che si va instaurando. Vedremo. Vedremo come proseguire. Intanto raccogliamo dati, ci documentiamo sul territorio, sugli usi e costumi, sulle patologie rilevanti e sulla medicina tradizionale.
Ancora una volta è affascinante ascoltare i racconti di gente nuova. Ascoltiamo rapiti la narrazione di Kanè, da 10 anni nel dispensario di Kassarò.
Seduti sotto il grande albero ove la gente attende di farsi visitare, ove si praticano le vaccinazioni, ove gli anziani chiacchierano nella calura pomeridiana ed i bimbi giocano con niente, ascoltiamo la sua biografia e la sua forte esperienza mentre le parole ci entrano dentro con semplicità e chiarezza.
È dura lavorare qui a Kassarò. Lo rimarca più volte alzando le braccia al cielo. È dura essere medico e infermiere insieme quando la mole di lavoro è immensa, i turni massacranti, i mezzi a disposizione scarsi o inesistenti.
Tuttavia l’aria è permeata di allegria e una grande professionalità riveste questa figura all’interno di un dispensario vecchio, sì ma molto dignitoso nella sua struttura coloniale.
È contento Kanè della nostra presenza come lo sono tutte le persone che lavorano nel centro della salute.
E siamo solo all’inizio della nostra attività!
L’attività quotidiana, seppur all’inizio, è molto intensa e, come sempre, si passa dal controllo del materiale alla preparazione dei borsoni per i medical camp alla pianificazione delle attività a divenire. In programma: svolgimento di attività sanitaria sia nel dispensario, già iniziata in modo proficuo, sia sul territorio; il calendario è molto fitto e ci condurrà, salvo ostacoli climatici, fino ai villaggi più remoti. In previsione inoltre alcune visite documentative in centri della salute e l’ispezione al territorio ove è previsto il forage.
La gente di Kassarò ci attende. Con calore e con speranza.
Lo testimoniano i capi villaggio che ci onorano della loro visita; lo sostengono le più alte cariche politiche locali così come i vari rappresentati delle istituzioni.
La gente di Kassarò, in questi primi giorni, condivide con noi l’inaugurazione della nuova maternità e questo evento è ritenuto storico all’interno della comunità stessa.
Come non esserne felici?
Ma, come si suol dire, di questo, di come si vive a Kassarò, del nostro lavoro e di altro ancora vi parleremo nei prossimi report.
4 luglio 2012 una nuova data da fissare nel diario di FTC: l’inaugurazione della nuova maternità
Pomeriggio inoltrato. Di colpo il cielo, poco prima nero e minaccioso, si fa di un chiaro inatteso;
le piante grondano ancora di pioggia mentre si asciuga la strada diventata un fiume di fango, consentendoci di arrivare al cuore del villaggio Da lontano sentiamo i tamburi e le voci concitate, frenetiche negli ultimi preparativi; pomeriggio di festa nel vortice dei colori, dei canti e dei commenti. Sedute  ai posti d‘onore osserviamo con occhi rapiti, a bocca aperta e con la testa in confusione, la bellezza, l‘armonia e la forza dei balli tribali che scuotono non solo la terra ma anche i nostri animi.
Danzano le donne con vigore e rapidità, roteando il capo, gli occhi, il corpo e le braccia; raccontando con gesti e espressioni  a noi sconosciute, tutta una vita, tutta la storia del villaggio che oggi ci onora e ci rende partecipi di un  rito così ancestrale tanto da emozionarci all’inverosimile.
Accanto a noi il capo villaggio, il capo religioso dei musulmani, l’imam e tutte le cariche più importanti; il cantastorie ha una voce penetrante e acuta mentre con il suo strumento dai vivaci colori,  antico e rudimentale, canta di storie infinite e di mondi misteriosi.
Poi, anche noi dobbiamo ballare, al ritmo ti tamburi e percussioni stupendi, mentre  tutto intorno le donne ci incitano, ci chiamano e ci gridano parole sconosciute.
Al termine della festa e prima del tradizionale taglio del nastro, si avviano i reciproci ringraziamenti e i rappresentanti locali si dilungano in profusi discorsi che mirano a sensibilizzare le donne presenti affinché rendano proprio l’interesse alla nuova maternità e sappiano portare, lontano, laggiù oltre le vecchie mura, nelle più remote capanne  il messaggio appena raccolto.
Arriva anche il nostro momento, siamo emozionate, ringraziamo perché non dimenticheremo mai questo giorno, invitiamo le donne a utilizzare la maternita‘, perché pur nel rispetto dell’antica tradizione del parto all’interno della capanna, crediamo che un parto sicuro in una struttura protetta sia un diritto, una possibilità, che ogni donna e ogni bambino deve  avere, per la salvaguardia della propria vita.
Quando Diak traduce in bambarà questo pensiero, le donne all’unisono acconsentono  con il capo. L’approvazione delle donne ha ulteriormente rafforzato la convinzione di aver posto un   “mattone” importante  e inevitabilmente il nostro ringraziamento è andato a tutti in finders e sostenitori che continuano  a credere  in Find the Cure,  all’improvviso si è fatta sempre più forte la percezione che le due comunità, italiana  e maliana, per quanto distanti e diverse, si siano idealmente unite .
La Festa è continuata a “casa nostra” con 40 invitati a cena, nel buio della notte….

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