Mission A7, day 8-9-10

Guardate che belli!

Guardate che belli!

La sveglia domenicale qui è scandita dalla messa che si celebra nella grande chiesa. Ci possono essere mille aspetti di questa festa. Perchè qui questo è: quello religioso, personale per ognuno di noi, quello visivo fatto di colori portati da bambini e donne dagli abbigliamenti variopinti in questa chiesa povera, molto povera rispetto a quelle a cui siamo abituati in Italia piene di arte, stucchi e ori ma spesso sempre più grigie. E infine l’aspetto puramente emozionale, quello che tocca davvero ognuno di noi. Qui c’è sempre spazio per tutti, qui c’è sempre posto su una sconnessa panca, c’è sempre la possibilità di stare più stretti. La sensazione che ci sia posto spazio solo per noi è alquanto sbagliato. C’è per tutti, vecchi e bambini e chiunque arrivi in ritardo sotto la calura. Qui è vera accoglienza.

Arrivano dall’Italia i primi messaggi di risa e scherno per la nostra dissantura nel safari… ecco tutti voi paghereste per vederci all’opera a fare questo bucato. Che disastro! Sembriamo un laboratorio per la colorazione delle t-shirt, sta a vedere che entriamo in concorrenza con Govindharaj e la sua fabbrica indiana… per carità noi abbiamo un solo colore: fango savana, ma ci stiamo attrezzando! Al pomeriggio la visita alle sisters della missione di Sole, che dista a pochi kilometri da Msolwa. Ci aspettavano da un po’ ormai e noi aspettavamo di poter incontrare loro.

Portiamo il nostro carico di farmaci da lasciare qui. Elena e Anna si fermano a visitare l’ostello che ospita le ragazze e tutto il lavoro svolto dalle sisters, segue la visita all’ostello adiacente dei ragazzi gestito da un giovane missionario. Sara, Erika e Paolo con Fr. Manoj vanno a Mangula, test della malaria da eseguire per lui. Il laboratorio è piccolo ma sembra avere tutto, il microscopio c’è, questo conta. Diamo tutti un’occhiata al vetrino per curiosità dopo aver ricevuto però la notizia più bella. Niente malaria, almeno per questa volta. Un’altra notte cala su Msolwa, un altro giorno di lavoro ad attenderci al risveglio.

Abbiamo fatto il giro di boa, la fiaba la conoscono, siamo riusciti a farli disegnare “kubwa” grande e non “dogo” piccolo, e poi hanno preso confidenza con pitture e pennelli. Quindi via libera, tutti i colori a disposizione, si dipinge. Ogni giorno i miglioramenti sono palpabili e visibili. Ogni bambino ha i suoi disegni appesi al muro come piccola cronistoria del suo percorso…irriconoscibili! Stupiscono sempre l’attenzione, la disciplina ordinata e mai ferrea di questi bimbi e il rispetto che hanno per ogni singolo pennello. A fine lavoro si puliscono anche il loro banco autonomamente.

In questi ultimi giorni decidiamo di allargare il lavoro ai bambini della prima e seconda elementare, dai 6 agli 8 anni. Molto più facile, meno di un’ora per conoscere la fiaba, disegnare per loro compito meno arduo. Al pomeriggio tempo di check-up ai maschietti che vivono nella scuola. Le condizioni generali sono davvero buone, non c’è denutrizione e i ragazzi sono ben seguiti. Fr. Manoj è aiutato nel suo lavoro dai cinque brothers, arrivati da poco. Ognuno con i suoi compiti: chi segue da vicino i più piccoli, chi si occupa della loro salute, chi della cucina e chi dello studio. Incontriamo qualche otite, due o tre casi di asma, casi di miopia presunta, comunque di deficit visivi dei quali ci faremmo carico e come d’accordo con Fr. Manoj. Per il resto la fanno da padrone abdominal pain (dolore addominale) e headache (mal di testa), ma nulla di grave. Si continua domani, è arrivata la sera.

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