TERZI giorni

Mentre a Lakay Mwen la vita scorre, approfitto per fare un paio di cosette. Con la nostra amica Chiara di una grossa ONG che si occupa dei campi sfollati di Cite de Soleil e di Torland facciamo la distribuzione dei vestiti raccolti in Italia. Divisi per taglia vengono dati ai più bisognosi. Dedicherò solo poche foto di questa distribuzione, per ringraziare tutti coloro che hanno dati i vestiti, in ottime condizioni, lavati e piegati. GRAZIE. Dedicherò poche foto per i ringraziamenti perché questi sfollati nelle tende sono stati tartassati di foto e reportage per la caccia al povero dalle varie organizzazioni, e non me la sento di aggiungermi alla lista. Sappiate che sono arrivati a destinazione, e che sono stati molto graditi. Purtroppo le condizioni dei campi sono terribili. Le tende ormai sono logore e rattoppate all’inverosimile. Adesso che la stagione è secca sono ricoperte completamente di un pulviscolo bianco alzato dalle strade. La Chiara mi chiede aiuto per sistemare un container arrivato mezzo vuoto con una ventina di scatoloni di farmaci con tanto di adesivi e loghi della generosa associazione. Allora organizziamo medical camp in zone abbandonate. Iniziamo ad aprire i farmaci con entusiasmo ma finiamo con amarezza. Un buon terzo sono scaduti nel 2009, un buon terzo sono campioni ridotti completamente diversi l’un l’altro che non fanno neanche un ciclo di terapia, un terzo farmaci inutili. Facciamo una classifica: al primo posto un paio di confezioni per eliminare i punti neri, al secondo scatole di compresse per dimagrire, al terzo totalip a go go per abbassare il colesterolo. Mah.. Perdiamo una mattinata intera. Avviso a tutti coloro che fanno raccolte farmaci o materiale: non fate così per favore, questi paesi non sono una discarica, non svuotatevi i magazzini. Se mandate materiale prendete il tempo per accertarvi che sia utile, che i farmaci non siano scaduti, che siano sufficienti per un ciclo di terapia. Questi paesi non hanno un sistema di smaltimento, accumulano e poi bruciano tutto. NON MANDATE MATERIALE INUTILE. Il medical camp ormai è organizzato quindi compriamo noi una buona fornitura di medicinali e lo facciamo. Non c’è niente da fare, il medical camp è sempre bello da fare, stare li con loro a visitarli con calma uno dopo l’altro è davvero un modo per stargli vicino. La Chiara è un talento, sembra nata per fare medical camp, magari in futuro se l’amicizia cresce e la collaborazione con la sua organizzazione anche potremmo organizzare un aiuto medico ad Haiti. Vediamo.

Juan è sparito. Ha detto io vado, ed è uscito. Chissà dove e chissà cosa mangia e dove dorme.

Maurizio segue la scuola, segue i lavori delle mense, compra macchine da cucire per iniziare una scuola di cucito, segue il falegname per le panche della scuola e per la scuola di falegnameria. E’ tutto un cantiere Lakay Mwen. Cloudy e Gigiat sono il suo braccio destro e sinistro. Progettiamo dove iniziare i lavori per la seconda mensa, perché lo spazio non è molto ed è peccato togliere area al cortile della scuola. Forse la soluzione è farla sopra le classi, un primo piano. Vediamo cosa dice il costruttore.

Andiamo da un piccolo fabbricatore di artigianato locale. Recupera la latta dei bidoni della benzina e ne fa piccole opere d’arte domestica. Così ne compriamo un po’ per aiutarlo e a breve saranno in Officina della Solidarietà per chi di voi ha piacere.

Le Nazioni Unite fanno passare un messaggio di sicurezza: mercoledì faranno un annuncio sugli esiti del ballottaggio elettorale, dove ufficialmente dichiareranno la sconfitta di Celestin, e sono previsti disordini nel paese. Dicono di fare rifornimenti di benzina in caso di evacuazione urgente, di cibo e acqua e di non uscire di casa assolutamente. Coprifuoco assoluto. Lo chiamano in termine tecnico “hybernation”, gli americani hanno un termine per tutto. Io ho, o meglio avrei, il volo giovedì. Perfetto. Dal mercoledì pomeriggio tutto comincia a assumere una calma strana, la gente si ritira. I posti di blocco si intensificano. I caschi blu sbucano un po’ ovunque con i mezzi blindati agli incroci e posti strategici. A lakey Mwen mercoledì sera aspettiamo ma nulla accade. Giovedì mattino tutto sembra tranquillo. Hanno posticipato l’annuncio. Lo faranno in mattinata. Con Maurizio decidiamo di uscire subito primo che diano l’annuncio per arrivare all’aereoporto ma troppo tardi appena saliti sul camioncino sentiamo alla radio la notizia. Piano B, allora. Il povero Harold ci precede in moto e quando si imbatte in proteste per la strada ci chiama e ci indirizza da una altra parte. Cite de Soleil che dovevamo attraversare è già scesa in strada a protestare. Le soffiate di Harold e la conoscenza di tutte le stradine di Maurizio mi accompagnano fino all’aereoporto, mentre notizie delle proteste che aumentano anche alla zona di Delmas mi giungono.

Quando la situazione è così calda dovrei essere tirare un sospiro di sollievo nel rientrare. Ma una strana sensazione mi segue in aereoporto. Proprio perché la situazione è così difficile e instabile aumenta la sensazione di abbandonarli. Di dire io me ne torno ai confort e alla tranquillità. Non che io possa fare alcuna differenza, è solo una questione di sensazioni interne. Fa male andare via. Poi penso che ogni giorno con la famiglia FTC facciamo tutto il possibile per aiutare questi paesi, e questo è bene. Non mi toglie l’amarezza ma la missione in realtà continua.

Il saluto più caro a Maurizio e a tutta la famiglia di Lakay Mwen. Buon lavoro. E a tutte le persone che ho conosciuto ad Haiti che in maniera silenziosa portano avanti il lavoro di aiuti vivendo con e per la gente del posto. E chi dall’Italia segue con il cuore questi resoconti e manda pensieri e manda forza.

Un’ultima cosa. La sera prima della mia partenza è tornato Juan. Tutto sporco e affamato. Maurizio gli ha dato un ciotolone enorme di riso. Io gli ho dato la maglia blu di FTC. Se l’è subito messa, ha rovistato nel suo borsone della spesa e si è cambiato anche i pantaloni perchè fossero in tinta. Juan, anima semplice e gentile.

Au revoir.

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