Day 1-2-3-4
Siamo qui ad Haiti, e anche questa volta non è troppo facile scrivere qualcosa di sensato per il blog. Vi do subito la risposta: non molto.
Spedizione minimalista come personale, per non sovraccaricare troppo questa terra che ha già poco spazio e poco cibo per loro. Sara da più di due settimane è in forza con la Fondazione Rava presso l’ospedale pediatrico di San Damien. L’ospedale è molto bello, pulito e ben attrezzato, ben supportato dalla fondazione. Sara aiuta dove le viene richiesto, e il giro al pomeriggio a giocare e a coccolare i piccolini, soprattutto quelli abbandonati, è fisso. Io sono partito solo con 60 kg di materiale, metà vestitini metà materiale scolastico. Di nuovo giro da Santo Domingo perché Port Au Prince è ancora troppo caro da volarci diretto. Di nuovo il bus per arrivare ad Haiti. Di nuovo problemi alla dogana Haitiana. Di tutto il bus hanno voluto aprire e fare storie solo alle mie. Quando viaggi da solo sui mezzi locali ho notato che hai un vantaggio, ti vedono un po’ come un bianco atipico, un po’ sfigato, quasi fai un po’ pena, e così non si accaniscono anzi ti aiutano. E così anche questa volta, è stato il mio vicino haitiano di bus che si è messo contro il doganiere e ha rimesso tutte le valigie senza perdite sul pulman. Qui è ancora tutto sottosopra, non è facile spostarsi, ne fare tutto il resto.
Il giorno dopo prima tappa. Don Mario Perez, salesiano argentino che dopo tanti anni di Congo è stato mandato qui ad aiutare dopo il terremoto. Una quota particolare dei fondi è destinato a lui. Ha una missione nella zona di Torla, carrefour di Port au Prince, zona veramente povera prima e disastrata dopo il terremoto. Molti che vivevano nelle baraccopoli di lamiera, si sono spacciati per terremotati per andare a vivere nelle tendopoli, perché comunque la tenda è meglio di dove vivevano prima, il che dice tutto. Tutta la zona dei salesiani, compreso il loro giardino, è popolato di tende e tendoni. Hanno 9.000 persone, le hanno catalogate e le conoscono una per una. Si occupano anche di dare un po’ di cibo a chi ne ha bisogno. Come possano vivere da sei mesi in queste tende in mezzo al fango, alcuni anche senza un letto, direttamente sulla terra, per me rimane un mistero. Ci sono tanti bambini anche piccoli. Chiara del VIS, si occuperà di questa tendopoli, così abbiamo deciso di destinare a loro tutti i vestitini e il materiale portato. Ne hanno davvero bisogno. Anche i giochi e il materiale scolastico, perché nel pomeriggio fanno delle attività per far giocare i piccoli e fare un po’ di scuola. Don Mario è un bel personaggio, piccolino, di quelli che riescono a farti sembrare semplici anche le cose più difficili.
Seconda tappa il giorno dopo. Maurizio, missionario laico dal 1994 ad Haiti, alla periferia di Port Au Prince. Aveva costruito una casa per anziani e una scuola che sono crollati con il terremoto. Tutto da solo con pochi aiuti ma buoni sta facendo davvero un ottimo lavoro. Con i suoi ragazzi sta risistemando tutto e anche in meglio. Ha 900 studenti e la richiesta per altri 400, adesso sono tutti fuori sotto alcune tende e tettoie provvisorie di lamiera recuperata. Le classi in teoria sono agibili ma tutti i bambini hanno ancora paura e così studiano fuori. “Io stesso la notte dormo in macchina perché non ho ancora superato lo shock, come posso obbligare i bambini ad andare ritornare nelle aule…ne riparleremo il prossimo anno” mi dice con un bel sorriso. La sua richiesta di supporto che ci propone è buona, la costruzione di tettoie solide per gli studenti nuovi che non hanno più le loro scuole che sono crollate, tettoie che se costruite bene potranno poi essere trasformate in classi permanenti una volte messo i muri. Una cosa che aiuterebbe sia nell’immediato che anche successivamente.
Le strade continuano ad essere intasate di camion, fuoristrada e macerie. Sono aumentate molto le pattuglie armate delle Nazioni Unite, girano ovunque con mitra, mezzi blindati, e fuoristrada. Qui li chiamano i “Turisti armati”. Mi chiedo: come mai così tanti? Sembrano molti di più rispetto a febbraio. Forse che si teme la rivolta? Forse si teme che la popolazione a sei mesi sta cominciando a capire che di tutti i fondi loro ne hanno visti ben poco e a breve salterà il tappo?
La domanda che volevate sapere subito: è cambiato qualcosa rispetto a febbraio di Mission OH? Ho già risposto all’inizio.
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