Day 12-13
“e-g-g… egg, l-e-g…leg, what is a leg? E quindici piccole gambe con mocassini di almeno due numeri più grandi vengono issate su tra i sorrisi, f-i-s-h… fish, who wants to draw a fish? E quindici mani tutte su per fare a gara chi va a disegnare un pesce alla lavagna.” Va così tutta la mattina, un coro di sillabe e parole. Seduti sul portico di battuto, a sentire questi cori e il rumore delle risate e dell’entusiasmo fa toccare con mano che le corse fatte di panettoni, colombe e maglie hanno davvero un senso.
E questa è la storia del pozzo. Fr Manoj ha fatto scavare qualche mese fa un pozzo. Gli accordi con il tizio che scava i pozzi era per uno scavo di 60 piedi. Alla fine dello scavo, un motore che pompa l’acqua in superficie. Acqua che serve per la scuola, per le lattrine, e per tutte le attività. Il tizio ha scavato un po’. Quanto non è dato saperlo poiché solo lui ha il modo di misurare la profondità, e ovviamente dice che sono sessanta piedi. Si applica il motore che al primo getto tira su fango e si blocca. Il tizio sparisce. Rimane una condotta di un pozzo fondo chissà quanto e un motore ingolfato. Acqua niente. Fr Jose sente l’acqua. Lo ha sempre fatto, anche in posti improbabili. Così comincia, ci insegna il metodo ma il bastone muove solo nelle sue mani, in quelle di Sara e di Daniele. Tutto il pomeriggio per scandagliare il terreno. Ci guardano tutti un po’ straniti ma curiosi, sia i lavoratori che i bambini, ma seguono la ricerca. In due punti il bastone si gira verso l’alto e sembra piegarsi fino a quasi spezzarsi. Uno di più dell’altro. Piantato un grosso palo, domani si inizia a scavare. Vedremo. La ricerca dell’acqua, davvero un bene prezioso quando non si ha.
I bambini del playground anche oggi non si contano. Girotondo, altalena, dondolo, pallavolo, calcio e tamburello c’è ne per tutti i gusti e le età.
E’ buona usanza quando un uomo importante va a visitare la tomba di Gandhi piantare un albero. Così su invito di Jose ognuno pianta il suo albero. Sono piantine di mango destinate a diventare alberi. La prima è di Sara, la seconda di Elena, la terza di Silvia, che la pianta storta, la quarta di Daniele, poi Jose, una per Andrea che sarebbe dovuto essere qui, e uno per la Tritta, uno per tutto il team di FTC, uno è di Franco, e uno per Marco, che è pur sempre l’aspirante presi, poi due diverse, sono alberi di castor apple, uno per Paola e uno per Annalisa, e per il loro giorno speciale ormai prossimo. Dodici piante, sul retro della scuola a ricordo di questa missione e di buon auspicio per le prossime. Sembra facile ma è davvero faticoso piantarle bene. Visto che è giornata di lavori pesanti, si fanno i lavori per i prossimi pilastri della scuola insieme ai lavoratori locali. Alle due. Un caldo bruciante, Jose sotto un cappello di paglia dirige i lavori. Nelle buche delle fondamenta grondiamo per riuscire a centrare nel migliore dei modi il tutto. Naturalmente di attrezzi c’è una vanga e una pala, con un solo manico da scambiarsi a seconda del bisogno. Tutti noi oggi siamo un po’ strani, forse la partenza vicina, lasciare questa terra fa uno strano effetto, talmente tanto hanno bisogno delle piccole cose che sembra di privarli di qualcosa di importante, di abbandonarli un po’. Soprattutto il saluto ai bambini più piccoli, e alle centinaia del playground.
Domani mattina tra le otto e le nove ci han detto di farci trovare sulla strada grossa di terra rossa di Msolwa che primo o poi passerà un pulman che ci porterà a Dar el Salam dove ci aspetta l’aereo.
A proposito del pozzo, oggi hanno scavato tutto il giorno, verso le sei di sera, a poco più di un metro è sgorgata l’acqua!
Un pensiero su “Day 12-13”