Day 2

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ore 7.00 am tutti pronti per caricare le macchine, il caffè caldo non manca mai. Poi si inizia la strada, dalla capitale le strade diventano più piccole, le terra più arida. Sulla strada troviamo il tipico venditore di “todi” in bicicletta con le ampolle legate ai lati piene di succo ricavato dagli intagli della cima della piante da cocco. Succo un pò acido ma dolce, sicuro non si sa, vedremo nei prossimi giorni. Una sosta in un medical store per comperare i farmaci (4000 rupie) e poi dritti a Ponugodu. Nel piazzale di terra rossa tutti i bambini della scuola vestiti a festa con i suoni di tamburi ci accolgono. In un angolo di terra tutta spianata e mossa la prima pietra dell’orfanotrofio è coperta da un telo giallo, la scopriamo tutti insieme, con il rito di rottura di cocchi e canti: iniziano i lavori,la fatica del Natale ha un senso.

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Il posto qui è molto piccolo e spartano, c’è appena spazio per i due missionari e le insegnanti della scuola, così dobbiamo dividerci. Daniele, Marco, Chiara e Francesca rimangano per fare il medical camp, gli altri continuano la rotta verso Eluru.

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Team 1

Tanta gente arriva come al solito, circa 200, visitiamo senza sosta, Francesca e Chiara al loro primo giro vanno molto bene, nonostante il caldo e la lingua sembrano nel loro posto di lavoro. Qualche tubercolosi, filaria, scabbia, infezioni cutanee, dolori muscolo articolari in abbondanza, ma la patologia più frequente sembra la malnutrizione, tante patologie da ipovitaminosi e carenze di sali e minerali. Sono silenziosi e cordiali. Viene buio ma c’è ancora gente così ci montano un neon estemporaneo e andiamo avanti fino alle nove ma riusciamo a finirli. Una semplice ma buona cena, poi per scranchirci un pò giriamo per le strade del villaggio, dormono tutti, la loro sveglia quotidiana per il lavoro in fondo è alle cinque, finiamo sotto un tempio indù antico di 500 anni, tra i racconti dei due missionari sul sistema delle caste nel villaggio ancora in atto. E’ una bella notte, è fresco, gli unici rumori sono i bufali che con i loro piccoli continuano a masticare fieno.

Francesco scrive:

e sembrano passate settimane da quando siamo atterrati in India.Sull’auto non si fa che dire: “…ma era ieri o questa mattina, no l’altro ieri…boh…”Insomma abbiamo macinato un bel po’ di chilometri, il paesaggio ci ha divorato, prima quello arido e desolato, circostante Hyderabad, poi le palme, le risaie.Siamo partiti questa mattina, poco dopo le sette, e a mezzogiorno varcavamo il cancello della missione di Ponugodu, dove uno stuolo di scolaretti in parata ci ha accolto con canti e danze.Commovente! Noi bianchi, diffidenti per costume, imbarazzati e commossi, davanti a tanle riconoscenza e ospitalita’. Uno spettacolo vero e propro, il piu’ tenero a cui ho assistito nella mia carriera di teatrante.Dopo il pranzo inizia l’attivita’ di medical camp: Daniele, Marco, Francesca e Chiara preparano i tavoli di lavoro. Fuori della porta dell’ambulatorio si accalcano i pazienti, sono un centinaio.

Io, Jose, Sandra, Lara e Ilenia partiamo per Vangayagudom, nei pressi di Eluru, e lasciamo i nostri compagni al loro dovere.”

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